Ei Towers su Rai Way

Berlusconi si propone garante del servizio pubblico

Basta solo la voce che Mediaset possa partire alla conquista delle torri di trasmissioni della Rai, per seminare il panico mediatico, tanto più grande se per caso l’annuncio dell’Opa viene accompagnata dall’euforia della borsa, come infatti è subito avvenuto. Ei Towers, controllata da Mediaset per il 40%, intenderebbe in questo modo “porre rimedio all’attuale situazione di inefficiente moltiplicazione infrastrutturale dovuta alla presenza di due grandi operatori sul territorio nazionale”. In effetti Paesi, come Francia, Spagna e Gran Bretagna, possiedono un unico operatore nella gestione di tali infrastrutture. Ovviamente Ei Towers, da ampie assicurazioni sul fatto che continuerà a garantire l’accesso alle infrastrutture a tutti gli operatori radiotelevisivi. in modo indipendente, secondo termini trasparenti e non discriminatori. Il che significa che ad espletare il servizio pubblico ci penserà la società di Berlusconi. Il povero Santoro, che si era detto proprio in questi giorni pronta a tornare in Rai con Luttazzi ha subito immaginato il corto circuito che lo attenderebbe proprio al suo debutto. Ovviamente questo è solo un prologo in cielo e potrebbe esserci più di una complicazione. Ad esempio, il governo aveva da poco scritto di ritenere opportuno mantenere la maggioranza di Rai Way per garantire il servizio pubblico, quando ora Berlusconi ha chiesto “una piena integrazione industriale di Ei Towers con Rai Way”, che lascia pensare per lo meno ad una nuova maggioranza da definire. La cosa può apparire tanto singolare che il deputato Pd, e segretario della Commissione di vigilanza, Michele Anzaldi, ha subito definito l'offerta di Mediaset "incomprensibile". Può darsi che Anzaldi abbia ragione. Quell che però non è incomprensibile è che la Rai si riformi e che per riformarsi, sia costretta anche a vendere. Purtroppo per la Rai il più grande competitor televisivo internazionale, l’ex socio di Berlusconi, Murdoch si è sviluppato sul satellitare e delle strutture Rai gli interessa poco o niente. Vi sono altri imprenditori ovviamente che si sono cimentati nell’impresa tv, vedi la lunga cordata che ha caratterizzato la proprietà della Sette finita poi a Cairo, che per quanto abbia arruolato tutta l’intellighentsia post comunista da mondare in onda sulle sue reti, è accusato di essere berlusconiano pure lui. Poi da ultimo ecco Berlusconi, il pregiudicato, il nemico e quant’altro. Alla Rai hanno tutte le ragioni di detestarlo ed il governo di temere ripercussioni per il servizio pubblico, ci mancherebbe è stato il suo principale rivale per tutto lo scorcio del secolo scorso. Il problema però è un altro? Il servizio pubblico ha soldi sufficienti per rinunciare a fare cassa e campare di canone e pubblicità? Perché se invece si va sul mercato ed infatti è costretto ad andarci, dovrà suo malgrado tapparsi il naso.

Roma, 25 febbraio 2015